I quaderni del guru  di Joel Kramer e Diane Alstad

Sesso, bugie e scappatelle da guru: Approfondimenti da "I quaderni del guru"
di Corey Donovan Corey@sustainedaction.org
Traduzione da Stefano Pravato

Uno dei libri che alcuni di noi hanno trovato utile nell’analizzare e mettere nella giusta prospettiva il modello di comportamento di Castaneda e dei suoi circoli interni concentrici, che stanno assumendo forte rilievo nelle ultime settimane, ?"I quaderni del guru: maschere del potere autoritario" di Joel Kramer e Diana Alstad (1993). Riportiamo qui di seguito alcuni estratti dal libro che aiutano a collocare il comportamento di Castaneda in un contesto assimilabile a quello di altre figure "autoritarie". Per prima cosa, tuttavia, sar?utile rivedere alcuni aspetti del comportamento di Castaneda che sono rilevanti per quest’analisi.

In termini astratti, stiamo trattando di un uomo che si ?presentato come maestro con un ruolo e con capacit?uniche: ha affermato di essere l’ultimo di un antico lignaggio che probabilmente ha mantenuto i segreti, non solo per viaggiare materialmente in altri mondi o dimensioni, ma che ha anche offerto la promessa di una forma di immortalit?- evitando la morte tramite l’intatta conservazione della consapevolezza del singolo. Ha affermato di avere una peculiare "configurazione energetica"- che egli e i suoi colleghi dichiaratamente non avevano visto in nessuna delle migliaia di persone con le quali avevano interagito nelle ultime decadi - che gli hanno conferito particolari capacit?come "Nagual". Aveva anche un circolo interno che comprendeva donne che si supponeva potessero confermare molti dei suoi racconti sul suo ideale, mitico maestro, e che ha anche caratterizzato l’attuale insegnante come "privo di ego", "vuoto", " non pi? uomo" e "proprio come era don Juan".

A causa della sua posizione unica e delle sue singolari capacit?- che si suppone includessero l’essere capace di "vedere" la vera natura e i segreti pi?intimi degli altri - questo insegnante era virtualmente indiscutibile come autorit?sugli insegnamenti che affermava aver ricevuto e sui modi in cui la gente doveva cambiare e comportarsi se voleva sperimentare i fenomeni che il suo lignaggio aveva a suo dire sperimentato. Si suggeriva anche - in qualche misura nei workshop pubblici, ma maggiormente nei piccoli gruppi e tramite i membri di questo "circolo interno" del maestro - che questi "poteri speciali" del maestro comprendessero la capacit?di accelerare lo sviluppo di analoghe capacit?nei suoi "studenti" e che egli potesse addirittura "riparare" vari problemi, situazioni difficili e ostacoli "energetici", soprattutto in donne, attraverso quello che sarebbe stato descritto in altri contesti come sesso casuale.

Siccome una delle prime direttive di questo supposto lignaggio era quella di "cancellare la storia personale", il fatto di dubitare o investigare sulla buona fede e "oggettivit?quot; delle relazioni di questo maestro e dei suoi colleghi pi?stretti ?stata aspramente criticata e condannata, anche se questo stesso maestro ha raccontato storie infinite su ci?che probabilmente era successo a lui e ai suoi colleghi in vari momenti della loro vita. E siccome "l’agguato"- assumere di proposito determinati ruoli allo scopo di suscitare reazioni particolari o "spostamenti del punto d’unione ", in se stessi o altri - fu probabilmente una tecnica apprezzata del lignaggio del suo insegnante, fu semplicemente un aspetto della loro "abilit?quot; se le loro relazioni e attivit?interpersonali erano avvolte in strati di segretezza e di false storie.

A causa della singolare posizione, delle abilit?e della "mancanza di ego" di questo maestro, non fu quindi "abuso" quando egli attacc?regolarmente, umili?pubblicamente, accus?falsamente o inizi?a "scansare" i suoi "discepoli" e colleghi. Al contrario, tutti questi comportamenti furono fatti passare come esempi delle tecniche di insegnamento del maestro, disinteressate e "impeccabili".

Penso che per adesso questo ripasso sia sufficiente. Prima di ritornare all’estratto, tuttavia, ?importante notare che il termine "guru" ?usato nel libro solamente in un senso funzionale, cio?come qualcuno che ha raggiunto una particolare capacit?o livello di consapevolezza che gli permettono anche di poterla replicare su altre persone e su cui egli ?l’unica o primaria autorit? Similmente, il termine "culto" ?usato nel libro " in modo specifico per riferirsi a gruppi con una struttura autoritaria dove il potere del leader non ?vincolato da scritti, dalla tradizione, o da qualsiasi altra "autorit?superiore". p. 32.

Gli autori distinguono tra "culti" e "religioni" nel modo seguente: "Probabilmente tutte le religioni con un fondatore individuale si sono originate come culti, diventando religioni organizzate quando, tramite accettazione generale, la struttura stessa e i suoi simboli sono diventati pi? importanti dei leaders individuali che sono succeduti al fondatore. I culti diventano religioni ogni volta che essi costituiscono delle tradizioni, un corpo di miti, parabole, scritture e dogmi che sono interpretati e protetti da specialisti (preti, etc.) che vedono loro stessi come guardiani della verit? non come portatori di essa." Id. In un culto, viceversa, "l’autorit? assoluta risiede in un leader che ha poche, se non nessuna, costrizioni esterne. Ci?significa che il leader (che ?generalmente il fondatore) non ? semplicemente l’interprete, ma anche il creatore della verit?e ha via libera in ci?che propone." pp. 33.

I seguenti estratti sono presi dalla Parte 1 della parte analitica del libro, dal titolo "Maschere personali":

"Come le religioni, i culti offrono significato, identit? e comunit? Ma il sentimento di unit??pi?intenso nei culti, poich?la loro coesione interna dipende dal proteggere la purezza del gruppo dagli esterni. C’è quindi un’implacabile pressione del gruppo per la lealt?e la conformit? In quanto animali sociali, molti dei nostri pi?forti sentimenti provengono proprio dall’allineamento al gruppo. I culti offrono una potente matrice che rompe i confini individuali e amplifica l’energia. Spesso ci?che afferra la persona non ?un leader specifico o una ideologia, ma piuttosto la configurazione emozionale parte dello stato di abbandono stesso. I Guru possono suscitare emozioni intense in quanto c’è una passione straordinaria nell’abbandonarsi a ci?che uno percepisce come un Dio vivente.... Dovesse il guru diventare paranoico, avido, o semplicemente annoiato, come succede a molti, possono indurre i loro discepoli a fare qualsiasi cosa.

. . . . La maggior parte dei guru si presenta come se fossero oltre le debolezze derivanti dall’ego." (pp. 33-34).

"Abbandonarsi a un guru, sebbene sia un modo di riempire un vuoto spirituale, ?anche una delle forme pi?potenti di controllo mentale ed emozionale al mondo al giorno d’oggi. Particolarmente insidiose sono le immagini di superiorit?legate alla presunzione di una maggiore saggezza, purezza morale, o a uno stato illuminato. Si pu?discutere a lungo sul fatto se ci sia o no una qualche realt?dietro a queste proiezioni. Il punto per noi non ?chi abbia pi?saggezza o intuito, ma piuttosto come questa presunta saggezza sia utilizzata. Affermare che un essere umano conosca fondamentalmente ci?che ?meglio per un altro, ?autoritario. Se ci??accettato, provoca una catena di inevitabili modelli relazionali che sono dannosi per tutti i partecipanti al gioco.

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. . . . Noi non mettiamo in dubbio il bisogno della gente di mettersi in contatto con qualcosa di pi?profondo dei loro drammi personali.

Mettiamo in dubbio la vitalit?di religioni che presentano questo mondo come un gradino verso qualche altro regno pi?importante. Una volta ci?accade, ? inevitabile che esperti di religione delineino come raggiungere quest’altro regno, e cosa deve essere sacrificato in questo mondo per farlo. Ci?include sempre il rinunciare all’egocentrismo - un compito infinito.

. . . .

Siccome il potere delle religioni tradizionali proviene dal fatto di fornire risposte incontestabili sull’ignoto, queste sono intrinsecamente autoritarie. Le religioni deviano l’analisi santificando fede e credenza che devono essere sacre, mentre postulano che nessuna persona comune possa saperne abbastanza da discutere delle credenze che sono emesse. Un ulteriore intralcio all’analisi intelligente della tradizione religiosa ?il tab?sociale a fare quest’analisi. " (pp. 36-37)

"La necessit?di apparire in modo corretto quando ci si presenta come sapienti spirituali ?la cosa pi?importante che non in qualsiasi altro ambito, perch??proprio il sapere ci?che rende uno essenzialmente diverso dai ricercatori. Ammettere una qualsiasi fallibilit? non solo rimuove da quel posto esaltato, ma rende difficile competere con altri presunti sapienti che affermino la loro infallibilit? Parte dell’essere un sapiente ?anche sapere che i ricercatori sono alla ricerca di certezza, e che se non la si offre, lo far?qualcun altro.

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. . . . Nella struttura tradizionale guru/discepolo, ci si aspetta che i discepoli abbandonino la loro volont?al guru. Viene presentata come cosa necessaria per permettere al guru di guidare il discepolo alle realizzazioni che possono essere conseguite solo rinunciando agli affetti mondani precedentemente accumulati. Ci? naturalmente, include gli affetti materiali; ma, cosa pi? importante, l’abbandono ?presentato come mezzo per perdere anche gli affetti psicologici pi?profondamente situati, che includono la reale struttura della personalit?e dell’identit?(quello che ?chiamato ego).

Siccome l’abbandono ad un guru ?una parte integrante dell’essere un discepolo, ci?offre un paradigma per esaminare i bisogni che l’abbandono colma, le emozioni che genera e perch?appaia offrire un rapido accesso al cambiamento. Secondo il nostro punto di vista, si pu?decifrare il meccanismo dell’abbandono solo vedendolo in tandem con quello del controllo" (pp. 47-48)

"L’abbandono ?una delle forze e degli stati emozionali pi?potenti con cui un essere umano possa venire in contatto. Passione significa letteralmente abbandono, il lasciarsi andare; quindi l’abbandono ?una via per la passione. E?possibile abbandonarsi a molti aspetti della vita: ad una persona, all’arte di qualcuno, ad una religione, ad un sistema politico, alla rivoluzione, e addirittura all’istante presente. L’abbandono ?cos? potente esattamente perch?trasferisce il controllo in un ambito che ?libero, o pi?libero, dai drammi interni di ciascuno e dai conflitti implicati nelle decisioni personali. Se io abbandono il mio cuore a te, allora l’essere con te diventa una cosa centrale nella mia vita. . . . L’abbandono ?una parte basilare della vita, come lo ?il controllo. Ci?che sta per essere esaminato e di cui iniziamo a discutere ?l’abbandono come parte del controllo autoritario.

In Oriente, un guru ?pi?di un maestro. E?un varco che permette di entrare in relazione pi?profonda con lo spirituale. Diventa un passo necessario riconoscere l’essere speciale e la maestria del guru su ci?che si desidera conseguire. Il messaggio ?che per essere uno studente veramente serio, la realizzazione spirituale deve essere la preoccupazione principale. Perci?la relazione con il guru deve, col tempo, diventare il legame emozionale primario, rendendo secondari tutti gli altri. Infatti, altre relazioni sono tipicamente riferite in modo peggiorativo come "attaccamenti".

Una volta stabilito il legame primario con il guru, entra in gioco una potente configurazione di fattori.

La ragione apparente del nutrire l’abbandono ?che esso libera i seguaci da certi condizionamenti profondi che si presume siano ostacoli sul sentiero spirituale. Ma non li stacca da uno dei condizionamenti pi?insidiosi e potenti: la predilezione per la ricerca di un’autorit?a cui uno possa credere pi?che a se stesso. Al contrario, i guru lasciano felicemente intatto quel condizionamento di base. Essere l’autorit?di qualcuno vuol dire essere impiantati saldamente al centro di un'altra persona. Cos?sebbene la maggior parte dei guru predichi il distacco, i discepoli diventano attaccati al fatto di avere il guru come loro centro, mentre il guru diventa attaccato al potere dell’essere il centro per altri. Questi attaccamenti reciproci sono ignorati in quanto l’attaccamento al guru ?considerato spirituale; e il guru, che si presume sia illuminato, ? ritenuto per definizione essere al di sopra di tali attaccamenti." (pp. 49-50)

[Gli autori quindi procedono ad elencare alcuni tipi di scandali che tendono ad emergere in queste circostanze: (1) abuso sessuale, (2) abuso materiale, (3) l’abuso di potere e (4) l’auto-abuso. Sotto la categoria dell’abuso sessuale, essi notano "l’inganno apparentemente innocuo per qualcuno, che coinvolgendo una parvenza di celibato o monogamia permette l’attivit? sessuale clandestina." Sotto la categoria dell?quot;auto-abuso," essi notano la contraddizione comune che, sebbene il messaggio sia che "il corpo ?il tempio dello spirito e deve essere trattato come tale; un corpo sano ?il risultato di una mente e di uno spirito sani; la tranquillit? la compassione, e il controllo emozionale sono segni dell’arrivo?quot; molti leaders mostrano l’opposto: ubriachezza, obesit? vendetta, rabbia, e malattie fisiche che in altri sarebbero definite psicosomatiche, quali le allergie, le ulcere, o l’alta pressione sanguigna. Infatti, un attento esame della storia, passata e presente, di molti leaders religiosi mostra un’alta incidenza di ci?che potrebbero essere definiti indicatori auto-distruttivi". p.51]

"Quando gli abusi sono denunciati pubblicamente, il leader nega o giustifica i comportamenti affermando che "i nemici della verit?quot; o "le forze del male" stanno cercando di rovesciare il suo vero messaggio. I membri del nucleo del gruppo hanno un alto interesse acquisito a credergli, in quanto la loro identit??coinvolta nel credere nella sua rettitudine. Coloro che cominciano a dubitare di lui, inizialmente diventano confusi e depressi e pi?tardi si sentono traditi e arrabbiati. I modi in cui la gente nega o giustifica sono simili: poich?si suppone che nessuno che non sia illuminato possa veramente capire i motivi di uno che lo ? qualsiasi critica pu?essere ridimensionata come proveniente da una prospettiva limitata. Inoltre, qualsiasi comportamento del guru, per quanto ignobile, pu?essere spiegato come un insegnamento segreto di qualche tipo o un messaggio che necessita di essere decifrato.

Ritenere i guru perfetti e quindi oltre le spiegazioni comuni, il loro presunto essere speciali, pu?essere usato per giustificare qualsiasi cosa. Una qualche ragione pi?profonda, occulta, pu?sempre essere ascritta a qualsiasi cosa il guru faccia . . . . Egli punisce coloro che gli disubbidiscono non per rabbia ma per necessit? come farebbe un buon padre. Egli usa il sesso per insegnare l’energia e il distacco . . . .

Perch? dopo tutto, "una volta illuminato, uno pu?fare qualsiasi cosa". Credere a quest’affermazione rende giustificabile ogni azione.

La gente giustifica e razionalizza nei guru ci?che in altri sarebbe considerato inaccettabile, perch?hanno un enorme investimento emozionale nel credere che il loro guru sia puro e giusto. Perch? Perch?la gente ha bisogno di immagini di perfezione ed onniscienza? Questo riporta all’intera relazione guru/discepolo che ?stata impostata sull’abbandono. Un abbandono in misura elevata richiede un corrispettivo in grandi immagini di perfezione. Sarebbe difficile abbandonarsi ad uno i cui motivi non fossero considerati puri, cosa che ?arrivata a significare incontaminato dall’egocentrismo. Come pu?uno abbandonarsi a una persona che potrebbe mettere innanzi tutto il proprio interesse? Quindi, ?difficile abbandonarsi a qualcuno che pu?commettere errori, specialmente errori che potrebbero avere un impatto significativo sulla vita di una persona. Di conseguenza, il guru non pu?mai sbagliarsi, commettere errori, essere egocentrico, o perdere il controllo emozionale. Egli non si arrabbia, egli "usa" la rabbia per insegnare." pp. 52-53.

. . . . L’abbandono a Cristo e al guru hanno dinamiche simili, poich? entrambi causano sensazioni di passione, un senso di proposito, e l’immediata riduzione di conflitto e tensione. E?difficile per i discepoli evitare la trappola di usare i loro buoni sentimenti recentemente trovati e uno stato emozionale relativamente tranquillo come verifica del fatto che il guru e la sua visione del mondo siano essenzialmente corretti. Come fanno molti, usano "il sentirsi meglio"come loro test al tornasole per la verit?

Il potere delle religioni Orientali e dei guru che le rappresentano ?che essi offrono una figura vivente simile a Cristo da adorare [per esempio, "don Juan"], e danno anche la promessa che chiunque segua le pratiche adeguate potrebbe lo stesso, ragionevolmente, raggiungere quello stato elevato." p.54.